Il corallo di Sciacca, noto anche come l’“oro rosso” di Sicilia, è un tesoro unico e affascinante. Appartenente alla famiglia del “rosso mediterraneo”, il Corallium Rubrum si trova in tre giacimenti scoperti al largo di Sciacca alla fine del XIX secolo. La sua bellezza risiede nel particolare ventaglio cromatico, che spazia dall’arancione acceso al rosa chiaro e al nero.
La storia del corallo di Sciacca è intrecciata con quella dell’isola Ferdinandea, un’isola vulcanica che emerse nel 1831 nel Canale di Sicilia. Contesa da diverse potenze marinare dell’epoca, l’isola scomparve e riemerse più volte, fino a diventare una piccola superficie sommersa a circa 7 metri sotto il livello del mare. Questo luogo misterioso è stato il punto di partenza per la scoperta del corallo di Sciacca.
La leggenda narra che nel maggio del 1875, il pescatore Alberto Maniscalco, detto “Bettu Ammareddu”, si immerse nelle profondità del mare per recuperare un ciondolo donatogli dall’amata Tina. Durante questa battuta di pesca, si imbatté nel misterioso “oro rosso”. La notizia si diffuse rapidamente, e oltre 17.000 uomini si riversarono nel mare di Sciacca per la pesca del corallo. L’estrazione del corallo avviene tramite un metodo chiamato “ingegno”, che utilizza pesanti travi disposte a croce con reti da strascico alle estremità. Le travi rompono i rami del corallo, che poi vengono raccolti. Il corallo di Sciacca è quasi fossile, con banchi esauriti dalla fine del XIX secolo.